La stagione delle letture voraci, furibonde, è stata per me quella della giovinezza: dai tredici ai vent' anni.
Quando leggevo tutto quello che mi capitava a tiro, anche tutti i fumetti del tempo: da Capitan Miki, Nembo Kid (Superman), Tex Willer, Topolino, Diabolik fino a Eliot, Gide, Hemingway, Sholokov, Updike...e le storielle di Intimità e Confidenze. Quando leggevo di giorno e di notte.
Libri in casa ce n' erano pochi, solo quelli della scuola, a volte nemmeno quelli.
Eppure noi ragazze di casa leggevamo grazie a un giro virtuoso di amici, amiche abbienti che compravano libri e di biblioteche, prima parrocchiali, poi pubbliche.
Io credo che il parroco non conoscesse il senso de Il mulino sulla Floss, ma promuoveva la lettura e non quei giochi e giochetti oratoriali che vennero dopo.
Perché dico questo?
Perché mi viene una tristezza profonda quando mi capita di vedere le foto delle presentazioni, per esempio, dei diffusi gruppi di lettura: quasi esclusivamente donne, quasi esclusivamente di anziane.
Nonostante tutte le varie iniziative lodevoli come Nati per leggere, dove vanno a finire tutti quei piccoli futuri lettori? Perché la lettura del libro, muore piano piano?
Tanti sociologi e studiosi della società si affannerebbero a dare dotte ed esaustive spiegazioni, ma c' è sempre qualcosa di impenetrabile che mi sfugge.
Oggi leggere vuol dire appartenere a un ghetto nobile ma desueto?
Siamo anacronistici noi lettori e lettrici che condividiamo questo lusso?
Il ministro dell' Istruzione e del merito introdurrà l' ora dell' affettività. Molti credono a questa innovazione. Nessuno conosce le modalità di questa disciplina, come impartirla, come verificarne l' apprendimento, se bisognerà svolgere compiti a casa, e come giudicarne i risultati.
A me sembra una solenne fesseria, passatemi il termine che ho faticato a trovare in sostituzione di un altro ben più corporale ed efficace.
A nessun riformatore, a pochi illuminati sì, passa per la testa che la Letteratura sia la più grande maestra di affettività con i suoi conflitti, con i suoi amori, con le sue avventure, con i suoi enigmi? Che
persino la sessualità passa attraverso di essa? Due esempi di libri "scandalosi" della mia giovinezza, quando nessuno ti diceva nulla sulla questione e dovevi cavartela da sola: L' amante di lady Chatterley e La ciociara.
E una madre, la mia, che strappò alcune pagine di Un amore a Roma di Ercole Patti perché incautamente lasciai il libro sul tavolo e non sotto il materasso dove nascondevo le mie notturne incursioni in pagine che raccontava o di esperienze possibili, non della mia vita quotidiana.
Leggere era un' avventura, ma anche un sovvertimento della morale corrente, una scostumatezza che a un' adolescente non era permessa, la rivelazione di altri mondi. Leggere era sapere e confronto, e sorgente di dubbi e conflitti da gestire con i primi educatori: i genitori.
I violenti e i violentatori moltiplicati di oggi, hanno mai letto un romanzo?
Forse no.