Stare sulla
spiaggia, all'ombra della tamerice, i cui rami sotto il sole brillano come quelli
degli di Natale. Il mare, regalando notturne e salse umidità, permette a questa
umile pianta di offrire ombra fresca più di qualsiasi tecnologico ombrellone:
la vaporizzazione delle impercettibili gocce luccicanti è puro ozioso godimento
non mercificabile.
Il mio
sentimento subisce una brusca virata sull’acido. L'indifferenza non mi appartiene. Chi osserva la realtà intorno con
occhio critico si becca immediatamente il bollo di censore o peggio di
moralista. Eccomi qua, sono io che guardo in cagnesco bagnanti teutonici che,
fuori della loro rigida e sempre lodata civiltà, si dimostrano incapaci di
scelta: gettano il tubo della doccia nella sabbia invece che riporla
nell'apposito gancio. E chi se ne frega se poi un altro comincerà i suoi
lavacri con una bella smerigliata di ruvida rena. Occupano tutti i lettini
intorno al proprio ombrellone e chi s' è visto s'è visto. Sono anni che li
osservo a Samo, a Limnos, e in altre isole. Si comportano esattamente come la
genia italica tanto vituperata. Sembrano incapaci di autoregolarsi laddove le
regole sono sdrucite, elastiche. Dove nessuno ti rimprovera e ti punisce. E poi
hanno come tanti altri turisti bisogno del valletto. Fanno tintinare il loro
euro forte per farsi servire in modo indegno. Si fanno portare l’espresso
italiano in tazzina fino in acqua da Paraskos, al quale non sembra vero poter
esibire giovialità a pagamento, ma forse borbotta un “μαλάκας”, pur sorridendo a trentadue denti. Quel
Paraskos che il primo giorno avrei voluto ammazzare, lui e il suo lido colonizzatore
sotto la tamerice, e poi ho compatito. Deve lavorare.
Le tazzine sul materassino oscillano,
imbarcano acqua salata. I due ridono a crepapelle, le monumentali tette della
signora, offerte generosamente al beneficio di acqua e sole, sussultano come
colline per un sisma, lui la soccorre tenendola da dietro con le braccia, ma a
fatica piccolo e mingherlino com’è. Producono spruzzi e marosi per stare a galla.
Bevono lottando per l’equilibrio impossibile.
Mi sembra di
aver sentito che caffè e sale producano un qualche disturbo gastrointestinale.
Ma forse col marco, pardon col l'euro forte, si comanda anche alla peristalsi del
secondo cervello di cui l’essere umano dispone.
Mi riprendo
dalla mia irritazione: intorno a me si mescolano vari idiomi. Famiglie albanesi
emigrate in Grecia e di lì in Italia e/o in Svezia. I bambini parlano italiano,
svedese, albanese, greco e l’immarcescibile inglese. Per questo la tamerice sorride nelle sue
goccioline d’argento al mondo nuovo. Mi sussurra canzoni per privilegiati.
Lasciali perdere i buzzurri, goditi la mia ombra e la nuova compagnia. Anche
questa estate intreccerò corone di ringraziamento.
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