Bene. Ci siamo riusciti. Siamo stati davvero bravi. Ci guardiamo negli occhi che riflettono reciprocamente i nostri sguardi brillanti. E nel punto di incontro si realizza come ologramma la proiezione del successo. La scena più importante del film: Mitilini di Lesbo ci ha nuovamente ingoiati. A distanza di un anno.
Ci siamo illusi, pensavamo che non si sarebbe
ricordatata di noi, che avrebbe dimenticato imprecazioni e smadonnate, passaggi
ripetuti sulle stesse strade, orfane di cartelli o indicazioni. E dire che ci
avevano avvertiti. Mitilini prende e non lascia andare. Ti accoglie nel suo
grembo ctonio, popolato in primissima fila di palazzi turchi, chiesone
ottocentesche e casupole bizantine. Nelle retrovie, insegne di supermercati e
bancarelle sulle quali si possono trovare in vendita forme di tomaie in stagno
a 11 euri. Sull’acqua verde brillante, barche ormeggiate per tutto il lungomare fanno
da orlo fluttuante a bar chiassosi con divanetti di finta pelle, che solo a
guardarli la sauna è assicurata.
- Questo affare, io lo spengo.
Mentre dico questo al filosofo
disfatto, scaravento nel vano portaoggetti l’imbelle strumento di navigazione.
Tamarra, l’auto nuova che il
nostromo si sforza di dominare, si spegne nel bel mezzo di un isterico sorpasso.
- Cristo! – sbotta il filosofo,
perdendo la sua proverbiale impassibilità – ora accosto. Diamogli un po’ di
tempo. La destinazione è nella lista “Mie Posizioni” dall’anno scorso.
- Infatti come l’anno scorso ci
siamo persi.
Si sa che i commenti acidi non
aiutano. Ripartiamo, la strada è in salita e si inerpica improvvisamente con un
tornante a gomito. Stretto.
-Fermati! - il mio è un urlo di
dolore. Ho sentito che “Vassili” si è rovesciato.
Tamarra viene paternamente
condotta su un esiguo spazio al lato della carreggiata. Apro la portiera e
scendo. Mi porto furiosamente sull’altro lato di Tamarra, apro lo sportello
posteriore e vedo “Vassili” che mi fa le feste tutto gongolante. Le foglioline
tremano nel vento che si insinua nell’abitacolo. Mi sussurra di essere
sopravvissuto ai 50° del ventre del traghetto, di essere stato anche lui bravo.
Freme come un cagnolino che scodinzola, felice di rivedere il padrone.
- Non è successo nulla! È vivo e
vegeto. Si è rovesciato soltanto il tuo secchiello da pesca.
Divagazione: il filosofo usa
per tenere i pesci che acchiappa in un secchiello rosa di Hello Kitty, unico contenitore a forma
e funzione di secchio reperito sul mercato greco. Durante gli spostamenti il
secchiello vezzoso ospita provvisoriamente alcuni trofei: tre sassi a forma di
cuore, un pezzo di legno scolpito, a imitazione sasso, dalla sabbia e dal vento,
un sughero di rete da pesca raccattato su un muretto di un parcheggio e la
piccola infingarda, resistente a tutto, Rosa di Samos.
Riprendiamo la ricerca
dell’incrocio che dovrebbe condurci a Plomari. Lo troviamo a navigatore spento
sulla scia di labili ricordi.
Facciamo una sosta improduttiva
al Sacro Fico posto quasi all’ingresso del paese. Viene su da un burrone,
circondato da un muretto franoso, al centro della carreggiata. I fichi più belli sono sui rami in alto o su
quelli centrali. Picche.
- Domani li ritroveremo in piazza
sul banchetto di un contadino.
Rimontiamo. Mi tengo in grembo il cappello:
giace dispiaciuto, nostalgico dei fichi che avrebbe potuto ospitare.
Afflosciato.
Arriviamo. Scarichiamo. Io premo
per andare in spiaggia. Mi preparo in un attimo. Mi guardo allo specchio: un
cimelio imprevisto veste la mia gola. Una collana di Venere biancheggia sulla
carnagione abbronzata.
- Dovrò prendere il sole stesa e
non in piedi – dico a me stessa ad alta voce.
Il filosofo si fa avanti, mi
abbraccia e mi chiede dallo specchio: - Cos’è questa storia della collana? Non
ricordo tu avessi portato collane.
Nota di promemoria:
1) “Vassili” è la pianta di basilico comprato sul
lungomare di Samos.
2)
La Rosa di Samos è una piccola banale cactacea (presa
diciamo in ricordo) da una pianta ubertosa e trapiantata in un vasetto di citronella
(esaurita).
3) La collana di Venere è la ruga del collo che nelle
donne tradisce l’età. Quella (destinata a moltiplicarsi) che viene nascosta da
eleganti foulard o da giri di perle o da pullover a collo alto. Qui io non ho
nessuno di tali mascheramenti.
Splash!
*composizione grafica e foto sono mie.
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