Due volte a settimana il mio filosofo tiene la sua lezione in
facoltà. Un filosofo moderno, perché quelli antichi camminavano, passeggiavano,
esploravano piazze e usci di caverne. Lui no. Corre a spandere il verbo in
macchina con autista, che sarei io. Due volte a settimana ritorno a casa con un
sottofondo di borbottii, i miei, contro l’elogio della pigrizia che mi siede e
vive accanto.
Accendo la radio per evitare di sprofondare nelle mie
melmose rampogne. So che non devo rimuginare, mi conosco, non voglio guastarmi
la giornata. E poi è colpa mia se abbiamo una sola macchina. Il filosofo
caldeggia l’acquista di un altro trabiccolo, ma mi oppongo con la ferocia
ambientalistica che mi contraddistingue.
‒ Due persone, due macchine? Ma “siam passi”?
Non aggiungo che, se il filosofo dovesse pagare il
parcheggio per la giornata che rimane in università, bisognerebbe fare un mutuo,
e le propine accademiche scadrebbero al livello di mancetta per adolescenti
petulanti. Un gelato allo yogurt quando andiamo al cinema, alla domenica
pomeriggio. Già ci siamo vicini.
Ergo in solo vehiculo stat res.
Radio 2. Mi assale la voce querula di Chiambretti, sollevo la mano
dal volante per cambiare programma, ma irritazione su irritazione, mi giunge la
voce tremula dell’Emilio. Sì, il direttore della rete illegale, il
frequentatore di bische, il procacciatore di femminei sollazzi per l’utilizzatore
finale. Stamattina nasce storta. Ci sono mattine così, il mondo , Saturno (uno
dei miei pianeti, e l’altro è Marte), mi rema contro.
Però.
Un momento.
‒ Lanci un tuo partito…
Penso a una celia chiambrettiana.
‒ Sì, non un partito, un movimento di opinione. Perché nel
bene e nel male faccio opinione…
‒ Il tuo slogan?
‒ “Vogliamo vivere, e il sottotitolo è La dignità è un diritto”!
Spengo la radio. Mi concentro sul semaforo che sta cambiando
colore. Inchiodo sul rosso. In questa piazza c’è la telecamera. Quella che
manca ormai al canuto direttore. Non si tinge più, anche se non rinuncia al suo
bel fondotinta e alle punturine
vitaminiche sul viso. Di altro e di altrove non so, ma posso ipotizzare.
“Vivere”,
“dignità”, “diritto”.
Invoco la rifondazione del vocabolario, altrimenti almeno due
schiaffoni, suvvia. Simpatici, al volo, come quelli di Amici miei.
Intanto il filosofo sta chiacchierando di Dottrina dello stato.
Il mio, di stato, è prostrato. Cazzo, che bell’inizio di giornata!
Bel pezzo, Maria! Che dire? Ottima scelta quella di spegnere la radio per il resto... bah!
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