Due sono le cose che mi sono venute in mente stamattina,
dopo il caffè.
- Non avevo ancora fotografato (anche se malamente) i miei nuovi fiori.
- La voglia di pasta alla Norma (la prima della stagione).
In realtà tra le due non vedevo alcun nesso se non quello di
cominciare la giornata, la mia giornata di casalinga per elezione. Senza
doveri, ma solo piaceri. Per me e per chi volesse poi farne parte. So, per
esempio, che il filosofo che divide con me la sua quotidianità non troverebbe
alcuna giustificazione esistenziale nella prima, mentre nella seconda penso che
il signor Feuerbach lo traghetterebbe più facilmente alla condivisione. Siamo
ciò che mangiamo. Uno dei casi in cui la scienza filosofica si ricorda che
siamo carne e sangue e che dalla soddisfazione del corpo discende spesso,
non per tutti, anche quella dello spirito.
Se lui è il filosofo, io reclamo per me il ruolo (egregio, e
non tollero contraddizioni) di Santippe. I filosofi, senza la tata, si sa, inciampano
e cadono nei pozzi (Talete) , e qualcuno dei più avventati potrebbe finire
dritto dritto nel cratere di un vulcano (Empedocle). Non sembri un compito da
nulla vegliare sull’eterna infanzia universale, basterebbe non farsi
soggiogare, ma questa è un’altra storia.
Consumata una tardiva quanto futile
vendetta muliebre, torniamo ai miei montoni, direbbe Panurge.
Qui di seguito troverete le prove che entrambi i miei
desideri, degni della semplicità della schiava tracia, di cui parla Platone nel
Teeteto, si sono compiuti.
Pasta alla Norma
Ingredienti per due persone
Due o tre melanzane lunghe (sode, senza
cedimenti, belle lucide)
Cinque/sei pomodori ben maturi o polpa di
pomodoro in scatola (bio, ché è meglio)
Foglie di basilico
Uno spicchio d’aglio (adesso c’è quello
fresco!)
Olio evo
Olio di arachide (solo per friggere)
Semola di grano duro q.b.
Sale
100 gr di pasta corta o lunga (mezze
maniche o vermicelli)
Un pezzo di ricotta salata da grattugiare
(a volontà)
Lavate le melanzane e affettatele a
rondelle di circa un cm di spessore. Disporre su uno scolapasta a strati, con
un pizzico di sale fino e coprite con un “peso”, per far perdere un po’
dell’acqua di vegetazione dell’ortaggio.
Intanto cuocete una semplice salsa di pomodoro con olio evo, uno spicchio d’aglio e basilico sminuzzato a fine cottura. Occhio al sale, perché le melanzane sono già salate. Friggere le rondelle di melanzana, leggerissimamente (italiano casalingo, manco a dirlo) infarinate. Disponetele su carta per eliminare l’unto di troppo.
Cuocere la pasta, scolarla. Versare sul fondo di una padella sul fornello
a minimo un mestolino di salsa, aggiungere le melanzane, e la pasta. Alzare un
po’ la fiamma e saltare rapidamente. Questo consente alle melanzane di
insaporire la pasta, senza cedere al pomodoro quel velo di farina che potrebbe
“impastare” il tutto.
Mano sicura e veloce, mi raccomando!
Impiattate, una manciatina di ricotta
salata, dell’altro pomodoro, se vi piace, e un paio di foglie di basilico per
richiamare il suo soave profumo.
E mo’ anche il filosofo si inchinerà, ve l’assicuro.
Ah! Alla fine, sul mio nuovo geranio, è
arrivato un calabrone. Chissà quali profumi lo avranno attirato. Il geranio,
vero?
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