Ho capito, ho capito, zitti! Ehi,
che chiasso che fate!
Sarebbe carino che i miei follower
mi tempestassero di richieste e dessero da mangiare ai pesci dell’acquario,
facendo salire il contatore delle visite. Ma così non accade. Nel mare magnum
dei blogger, Otium sa di stantio, di muffa. Un po’ come si sente la sventurata stenditrice
(orribile al femminile!) di queste note. In una parola: noia, in due: noia
mortale, effetto dell’accumulo delle molte primavere (per non parlare degli
autunni, degli inverni e delle estati), ma anche della stagione umidiccia e
instabile che tutti stiamo vivendo. Dell’inclemenza del cielo. Piove, allora si fanno i bigné. Piove, allora
Francesca (mia giovane amica fa “inutili grissini”). Piove, allora Nicoletta
(affermata psicologa, sforna torte salate e non, scalando le vette degli
apprezzamenti entusiastici di suo marito. Mi rallegra altresì la previsione (a posteriori) che Alessandra, sull'isola brillante di vetri colorati, impasterà tra qualche giorno, grissini e, perché no?, biscotti a dispetto della pioggia.
Nell’alacrità delle cucine,
forse, molte donne ritrovano il senso (o
la necessità) della vita, almeno in certi grigi momenti.
“Quante cose laboriose le manine
sanno far, san lavare, cucinare, san cucire, san stirare…”
Me, mi ha rovinato l’asilo. Non
so le altre.
Cosa fanno gli uomini nei tempi
inerti delle domeniche piovose? Facile a dirsi: giocano. E salvano la loro
anima fanciullesca, scatenando l’invidia di chi, come me, forse fanciulla non
lo è mai stata. Non so se sia qualcosa di cui rammaricarmi.
Rincorrendo il tempo che fugge,
prima che il gallo canti, cioè che finisca la stagione ( no, no la mia, ché io
spero nonostante tutto di avere ancora del tempo, se non altro per bofonchiare)
degli asparagi, propongo un piatto di riciclo (quasi vegano, se si fa eccezione
di burro e formaggio: il che potrebbe far felici Alfredo e Maddalena).
Il piatto trae la sua origine da
un mazzetto di asparagi, che rischia di perdere turgore (in questo potrebbe assomigliarmi…)
in frigorifero e da un piatto di riso bollito candido nel suo abbandono del
giorno avanti.
Le quantità? Non mi fate domande
difficili, regolatevi a gusto e a occhio,
ché la bellezza e l’armonia sono misure infallibili. Il bello della cucina è
che ciascuno/a può introdurre variazioni estemporanee, assistiti dalla
casualità e dall’ispirazione.
Sformato di riso e asparagi
(versione povera)
Per 4 persone
300 gr. di riso (sapete già la
mia predilezione per l’arborio)
2 uova
100 gr. di parmigiano
1 mozzarella o avanzi di formaggi
vari (facoltativi)
Burro
Sale e pepe q.b.
Prezzemolo e maggiorana tritati
Pan grattato
Un mazzetto o due di asparagi
(adesso è il momento degli asparagi pugliesi: hanno invaso il mercato e costano
relativamente poco)
1 spicchio d’aglio
Procedimento
Pulite gli asparagi, avendo cura
di eliminare la parte fibrosa del gambo, e di pelare con l’attrezzino apposito
la parte edibile della base. Legate il mazzetto e ponetelo in piedi in una
pentola alta e abbastanza stretta (trattasi di asparagiera/asparagera, ma se ne
può fare tranquillamente a meno). Se non avete riso avanzato, fatelo bollire
nell’acqua in cui avete cotto gli asparagi, dopo averli debitamente estratti.
In una padella fate fondere
una noce di burro con lo spicchio d’aglio e ripassate gli asparagi, a fiamma
bassa. Tenere da parte le cime con un paio di cm di gambo, il resto tagliatelo
a pezzetti minuscoli.
Cuocere il riso nell’acqua degli
asparagi, oppure gettarvi il riso di riciclo per qualche minuto per insaporire.
Scolare, metterlo in una ciotola
con i pezzetti dei gambi, le uova, il formaggio. Aggiustate di sale e pepe e
non dimenticate il trito delle erbe aromatiche. Eliminato lo spicchio dell’aglio?
Bene.
Imburrate uno stampo, spolverare
fondo e pareti con pan grattato. Disporre uno strato di riso condito e
aggiungete dadini di mozzarella o caprino o robiola o stracchino o croste di
formaggi vari, aggiungere qualche asparago e ricoprire col riso avanzato. Decorare
con gli asparagi rimasti, fiocchetti di burro e pane grattugiato.
In forno a gratinare per 15’ a
200°
La foto è quella che precede la
cottura in forno. In realtà la gratinatura conferirà allo sformato una bella
superficie dorata. E nelle pause...leggo!
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