Si parte da Ancona. Il viaggio in
traghetto è sempre un osservatorio magnifico. Adulti di tutte le età, ragazzi e
ragazze, bambini e animali che interagiscono, persi nell’ozio della
navigazione.
Si vede fin da subito che l’atmosfera è
cambiata, tira un’aria di restaurazione, il fighettismo impera in un luogo dove
si respirava una allegra scioperata anarchia. Ma lo sbracalio arriverà
inesorabile.
Al bar: non ci si può acquartierare più
nei bar, ti siedi solo se consumi. I divanetti restano vuoti e tristi, solitamente
popolati dai passeggeri che non prendono una cabina e cercano riparo
dall’umidità della notte. Rimangono a disposizione pochissimi spazi esterni,
quindi via all’arrembaggio da parte di quelli che, conoscendo la nave, sanno
subito dove piazzare i materassini: ce ne sono di quelli ben più alti più dei
25 centimetri sbandierati dai piazzisti televisivi. In un angolo di prua, una
signora musulmana piazza i bambini, almeno tre, su un tappeto, avvolti come
fagotti e allineati accanto al corpo del marito, spaparanzato da un bel po’ in
posizione supina e braccia allargate: il miglior posto è il mio. Sul corrimano,
asciugamani stesi per creare intimità. Lei fa avanti e dietro, ripone, sistema,
tira fuori, sciorina, mangiucchia e sputa da una parte il miele dall’altra la
cera.
Piscina: viene riempita alla partenza,
quella dei piccoli e quella dei grandi. Chiamarle piscine è un ardito
eufemismo. In realtà entrambe sono due pozze: in quella dei piccoli, maschietti
tempestati dai flussi ormonali sollevano ondate da tsunami, si smanacciano,
ridono in direzione dei boxer di uno di loro che vistosamente lievita senza
controllo, urlano, si spintonano per fare colpo sulle ragazzine appollaiate sui
bordi ad ammiccare; in quella dei grandi sguazzano bambini di ogni età che non
riescono a uguagliare in prodezze i colleghi dell’altra pozza.
La nave: è grande, spaziosa, cara come la
fame. Un caffè costa 4,60 euri, una bottiglietta da 33cl di soda 3,60 euri. Per
fare un viaggio di 24 ore bisogna fare un mutuo solo per l’acqua. Per non
parlare del self service o del ristorante. Ci limitiamo a leggere il menù, a
strabuzzare gli occhi e passare oltre.
Ci accomodiamo sul sun deck di poppa. La
bandiera sventola sulla scia che manda scintille di luce. Fila di sedie contro
il parapetto. Noi tre attorno a un tavolo sul quale io apro la borsa dei
viveri: olive, formaggio, pane, insalata confezionata, biscotti, brioche. Sto
attenta a fare tutto con discrezione, raccomando di stare attenti, non
sporcare, non lasciare tracce del nostro passaggio. Sul tavolo vicino al nostro sciamano gli
sguazzatori, bagnati fradici, si scuotono come cani dal pelo lungo, ed è tutto
un gocciolio. Mangiano, lasciano il tavolo coperto di briciole di patatine, di
pop corn, di biscotti, di gallette (le ragazze). Sono inconsapevoli di quello
che c’è intorno, esistono solo loro, la gioventù con tutti i diritti del mondo.
Una di loro in bikini, continua a fregarsi i denti con uno spazzolino. Pause
improvvise durante le quali lo spazzolino trova accogliente sistemazione tra i
seni acerbi, fasciati da un bikini ridotto ridottissimo. Afferra la giacca di
panno pesante, tessuto a jacquard e la indossa, si acconcia i capelli alla Amy
Winehouse, riprende a sfregarsi i denti con energia, si sentono le setole
andare su e giù. Ora lo tiene in bocca, mentre sfaccenda, temo possa ingoiarlo.
Poi se ne va lasciando bicchieri vuoti, carte accartocciate, un cucchiaio.
Scansati, Mondo, che passo io.
Le donne francesi: tutte magre da far
invidia pazza, il ventre concavo, le braccia esili, viso appuntito, capelli
sottili. Tutto sottile. Hanno dai tre ai cinque figli ciascuna. Come santamiseria
facciano a rimanere così magre rimane il mio problema del giorno. Le tedesche
non sono da meno anche se qualcuna di loro è più morbida. I bambini sono
mostruosamente disciplinati, autonomi, non scassano, si autogestiscono, fanno
come se i loro genitori non esistessero, e anche i genitori fanno ugualmente. Non
ho visto dare un bacio, un abbraccio, un rimprovero, un richiamo. La cosa mi
mette a disagio.
Mamma, vuoi finirla di guardare la gente?
Mia figlia mi censura.
La gente tutta è a meno di un metro da me,
passa, sfiora la mia sedia, mi rompe i timpani, sento lo scricchiolare delle patatine
tra i loro denti. Come faccio a ignorare? E poi che gusto ci sarebbe? Non li
mordo mica, guardo e faccio le mie considerazioni. Loro agiscono io osservo.
Gli animali: prevalgono i cani, scorgo una
giovane coppia che viaggia con un coniglio. È l’uomo a portare la gabbietta, lei
si gira indietro e sorveglia che la gabbietta non sia inclinata. C’è il canino
sul passeggino con occhiali da sole e giocattolo (chiamiamolo Baby), alle mie
spalle un grosso pastore belga dal pelo nero corvino e gli occhi spiritati (è
subito Devil), davanti a noi, sotto il parapetto, un barboncino legato a un
guinzaglio rosso attorcigliato alla gamba di una sedia. Mi sposto, il cane nero
alle mie spalle mi intimorisce. Mai dare le spalle al nemico! Così ho modo di indignarmi
per la coppia teutonica che, romanticamente rapita dalla scia, non sa che il
barboncino, chiamiamolo Tantalo, si stira per raggiungere la ciotola d’acqua
che i perfidi hanno collocato a distanza. Mi alzo e glielo dico? Mi alzo e
gliene dico quattro?
Rinuncio, rispetto la privacy di merda. E lo stesso faccio
con la famigliola germanica, quella col belga nerocarbone e i denti affilati:
mangiano dalla stessa ciotola, gli fanno leccare i rimasugli di sfogliatine in
fondo al sacchetto, mordono la stessa carota, ingoiano un tortellino a testa,
pescandolo da un contenitore rettangolare di plastica con le pareti
impiastricciate di condimento. Cantico delle creature, ma c'era fratello cane? Ma si fanno queste cose?
Mamma, andiamo a guardare il tramonto.
Sì, è meglio.
Ci avviamo, e Baby, Devil, Tantalo e i
loro padroncini scompaiono. Si dilegua anche la Amy. Anche i ragazzotti grondanti
umori vari. Mi diventano tutti più simpatici, voglio bene a tutti o quasi, a Devil non ci riesco. Davanti a noi il solito stupido banale tramonto di una bellezza
abbagliante. Tutto è arancione, rame, bronzo, oro. Che bello viaggiare sul
mare. Domani si cambia traghetto. (Dall'Italia notizie di cialtroni rimpannucciati, premier eclissati e manette agitate da un bordellaro squisito. Mattarella c'è).
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