mercoledì 15 luglio 2015

Scordati i cimbali, racconto in quattro passi e una strofa (rubata)



Tutto cominciò così.

N. 1
"Narciso si specchiava nella fonte.
- Oggi hai i riccioli scomposti - disse l’onda.
- Figurati, ai miei boccoli ci pensa Eco - rispose Narciso infastidito.
- Non sei al corrente che ha cambiato lavoro? Non fa più la sciampista. Stufa di volute su testine risonanti, ha aperto un Bismillah Kebab in Corso Vittorio Emanuele e fa affari d'oro."

N. 2
"Ho aspettato fino alla fine un cenno di saluto. Parto con l'idea della persona che mi sono illusa tu fossi o che tu con furbizia spacci di te, efferato pusher. Non tuffarti nella pozzanghera che ti ostini a chiamare specchio. Buona fortuna, riccioli d'oro.
Eco, ex sciampista, alhamdulillah!"
Eco stropicciò il foglio e lo gettò tra le fiamme del forno delle pizze.

N. 3
"Sono donna di sentimenti semplici, - grezzi, scrisse ancora Eco su un foglio poroso con cui avvolgeva i kebab - mai commutabili in decadenti performance né in parole alate, profonde come un pozzetto sotto un marciapiede; tantomeno in pippe mentali come le tue che spremono fino all'ultima goccia carnali umori forse mai attinti nel reale, nel puzzo di vomito e nel sangue, nella salinità di sudore e lacrime di ogni essere umano, ma solo vagheggiati in triste solitudine con parole di cui la leziosaggine e il birignao d’antan si smontano davanti a un meraviglioso vaffanculo, coglioncello emancipato."
Ci ripensò nuovamente e gettò il foglio ben appallottolato nel cestino sotto il banco.

N.4
"Frankly my dear, I don’t give a damn.” Prese la maglietta con quella scritta e la indossò. Profumava di ammorbidente alla lavanda. Il profumo le avrebbe fatto compagnia per tutta la serata. Andò a sedersi in solitudine sulla piazzetta di fronte. Tre o quattro tavolini sotto due palme solitarie. Ordinò una birra, mentre la voce roca del cantante raschiava l’aria. Il chitarrista le sorrise, le strizzò l’occhio. Così almeno le parve sotto la luce delle lampadine appese sul palco improvvisato, fili scoperti e ballonzolanti. Birra e blues da zitella nordica. Sotto le due palme che spolveravano il cielo con l’oro del pennacchio. Le note di Strange fruits l’avvolsero. Il cantante si stava impegnando. Il chitarrista pure. Mancava un sax.


« Southern trees bear a strange fruit,
blood on the leaves and blood at the root,
black body swinging in the Southern breeze,
strange fruit hanging from the poplar trees. ».

- Beviamo qualcosa insieme? - la voce del chitarrista dietro di lei.
Lo guardò negli occhi. Calvo e lampi nelle pupille d’ardesia.
- Meglio una macedonia, un frutto intatto. Fa caldo stanotte. Siediti - rispose Eco.
Il chitarrista colse l’allusione e rise, scoprendo denti bellissimi. Quella testa rasata le sembrò di buon auspicio. Sciampista  a chi?


mercoledì 8 luglio 2015

Arancione



Arrivi a me con l’arancione dei calici
le formiche vanno e vengono.
Il gelsomino della Virgina


dicevi con fierezza
e lo guardavi inondare dall’alto il cancello.
Sono quelle tre o quattro foglie
al suolo per la calura
a ricordarmi la tua voce, il tuo incanto.
Sono una di quelle formiche.
Accoglimi nel tuo grembo
che io possa suggere nettare arancione.
Almeno oggi.