I nove libri sul comodino si sono drasticamente
ridotti.
Il primo, di autore quasi sconosciuto (e spero
rimanga tale)che ha vinto un premio di un concorso importante, editrice minore:
"hamburgher", "...da quando aveva
sostituito la prostituzione di massa e infimo livello con l'attività di
dominatrice da camera da letto, con tanto di sito internet e inserzioni in ogni
sito del ramo...", "...pur lasciando la loro storia parcheggiata in
un'area del tutto platonica, lo stringeva a sé facendogli apprezzare la tonica
morbidezza delle sue impareggiabili tette". Mi fermo qui.
L'ho lanciato con gesto elegante e sicuro dall'altra parte della camera, la
sera io leggo a letto. Il libro è atterrato tra il pouf e il vetro della portafinestra. Il suo rumore l'ha fatto. Il filosofo che già fischiettava col russare
leggero del primo sonno, è balzato a sedere con gli occhi chiusi e la bocca
aperta.
-
Dormi, - gli ho detto - non è niente, dormi.
Ora, non è
tanto quella beata acca interposta a rendere l'hamburger più leggero per via
dell'aspirazione dovuta alla fricativa laringale o laringale sorda (presumo, a
scelta), non tanto l'immagine della dominatrice con scudiscio e tette di
lattice, ma l'assoluta immonda disinvoltura nel trattare la lingua italiana
come pezza da piedi. Cosa sarebbe "la prostituzione di massa"? Il sociologo
recita che un fenomeno di massa è tale per il numero dei soggetti praticanti; e
nel caso della nostra dominatrice lei è una e basta. Non era sufficiente dire
che si prostituiva fino allo sfinimento con chiunque offrisse l'obolo
richiesto? E "sito" con "inserzioni in ogni sito del ramo"
che avrà voluto di'? Che il sito era doviziosamente illustrato con immagini del
repertorio pornografico più immaginifico? Sia.
Passo al secondo. Casa editrice ultra conosciuta e osannata. Ho già letto alcuni suoi libri, esposti come trofei sulla libreria del
mio soggiorno, autori capaci di emozionare e convincere. Vado sul sicuro stavolta:
“Tu igitur nihil vidis”, “Helga è sulla quarantina, non è
sposata, ha una figlia e un collo morbido e molto bello. Il padre della figlia,
un contadino delle campagne meridionali, pensa molto a lei, al collo che bacia
spesso nei suoi pensieri, come forse facciamo noi. A lei piace il suo lavoro,
si tuffa spesso in tomi di psicologia, legge libri…”
E così via in una nenia implacabilmente tediosa. Procede per
accumuli paratattici snervanti. IL paese e i suoi tremila abitanti… Una roba
che se l’avesse letta il coach geniale, salito all’onore delle cronache per
questo ruolo in Masterpiece, avrebbe bollato di “idillismo meridionale” (così
recita la diffida imperiosa a inviare manoscritti di tal fatta sul sito della
sua casa editrice!).
La frase latina? Simpaticamente tratta dai sogni in lingua di
un direttore di Maglificio, divenuto Astronomo (le maiuscole nel testo a
sottolineare un simbolismo acquattato o irrilevante). Ma che lingua è? Forse è
semplicemente un latino onirico che ignora la coniugazione del verbo video.
Fino alla pagina 48 non ho trovato accenno a nulla che spiegasse l’eccentricità
grafica di un vidis. E non ho avuto
il fegato di andare oltre. Mi è venuto un freddo cane sull’omero scoperto,
direttamente dal paesaggio islandese del libro, un gelo da brividi. Ho
cominciato a tirare le coperte dalla mia parte. Leggo di fianco, dando le
spalle a chi dorme sereno e beato, lui, per stare sotto il cono di luce dell’abat-jour
ricoperto da un foulard cashmere, tutto a virgole multicolori.Cerco di essere discreta, di non disturbare troppo.
– Si può sapere che hai? – stavolta la voce ha un che di
scocciato, di pazienza liofilizzata.
– Dammi un po’ di coperta, ché ho freddo. Tu fai la mummia, ti
avvolgi, e che ti frega che io sono al freddo?
La mummia si srotola e mi accoglie nel caldo abbraccio del
suo corpo.
– Allora , la spegni ‘sta luce?
Poggio il libro sul comodino. Abbandono il freddo della copertina,
il formato ulteriormente irrigidito nella glaciazione del contenuto. Un rettangolo refrigerato, di quelli che porto al mare nella borsa termica.
– Spengo – dico grata, prima di accomodarmi nel cavo di quel
corpo risuscitato.
P.S. Del terzo libro non vi parlo neppure. Penso di
abbandonali tutti e tre al bookcrossing della biblioteca di quartiere. Che crossino la vita di qualcun altro. Non
sarà una cattiva azione, vero?
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