lunedì 12 novembre 2012

Antropologia spicciola, calici poetici e Chomsky (con dedica speciale per Alessandro)







Villa Mazzotti a Chiari. Una grossa bomboniera che ospita  la micro editoria. Dentro, un rifulgere di marmi, specchi e vetrate liberty. Nelle sale i banchi gioiosi dei piccoli editori che vi arrivano ripieni di speranze come confetti alla mandorla e talvolta finiscono con … l’incazzarsi come le formiche di ginomicheliana memoria. Dopo i primi smarrimenti sull’hobby del nonchalanty walking della gran parte dei visitatori, cominciano a divertirsi. A osservare l’umanità indolente (con qualche lodevole eccezione) che trascorre sotto i loro occhi.
Al banchetto dei poeti si beve. Per loro stessa ammissione i poeti si sentono i più trascurati e allora con apollinea saggezza si arrendono a Bacco. La Musa ‘mbriaca è felice.
 Mi offrono del vino, e come si fa a dire di no. Il calice di plastica ha una sua eleganza, la trasparenza si colora di giallo paglierino.
‒ Ottima malvasia dei colli piacentini ‒ sentenzia compunto uno della banda.
  Convengo, però l’offerta del calice mi dis-trae dal portare a termine una pericolante transazione con una coppia la cui metà muliebre tiene fra le mani un libro, un romanzo, e guarda l’altra metà con occhio devoto, in attesa della concessione del santo.
‒ Che si fa, lo prendiamo?
Lui non risponde, fa un passo indietro. Scuote la testa con veemenza tanto che anche le guance accompagnano tremolanti il movimento. Il signore in questione ha masticato molto e strati di residui lipidici sono depositati nella pelle della faccia che, data l’età, cede alla forza di gravità. Probabilmente è lui che tiene i cordoni della borsa e non la molla.
Questa è la tipologia più ricorrente di coppia che passeggia tra i libri in vendita.
La seconda tipologia, più rara, è a parti invertite. È lui l’intellettuale di casa, non chiede il permesso alla moglie per acquistare, ma viene aspramente rampognato perché “c’è lì un bel libro su come conservare la lattuga fresca in frigorifero e tu ti perdi in questo. Figurati, Dio di Spinoza! Basta andare in chiesa, no?”
Il risultato è identico. Le coppie sono una addizione: cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Lui depone, sorride, fa spallucce e se ne va. Vorremmo mica sfasciare matrimoni per Baruch!
Tipologia visitatore singolo, maschio:
si avvicina, dà un’occhiata, prende in mano un libro. Mi batte il cuore, penso a come trattenerlo, inizio a parlare con la luce negli occhi, credo. Mi fa cenno di smettere.
‒ Prendo questo, grazie.
La mia loquela seduttiva mi rimane aggroppata in gola, ma metto in cassa e taccio. Non si possono avere tutte le soddisfazioni. La banconota da dieci euro si adagia lieve, una pennellata rosa, sul fondo marrone della cassettina di legno non laccato. Sì, perché talvolta i piccoli editori coltivano con altera  perseveranza fisime speciali, eco compatibili: carta riciclata, server che si nutre di energia eolica, contributo per il rimboschimento e cassetta in legno naturale, magari di sandalo per coprire l’odore dei soldi.
 Rimugino. Aveva ragione la Inge F. quando affermava che i libri si devono vendere come barattoli di marmellata, come cetrioli sottaceto. Ma lei era alla guida del più grande ipermercato libraio in Italia. Che ne sa la moglie del Giaguaro del piccolo editore? Editor, traduttore, grafico, impaginatore, e spesso stampatore fai da te, di quel piccolo tesoro che è finito nelle mani ruvide del laconico signore di cui sopra?
Bene fece Bianciardi a scambiare il suo cappotto liso, e rivoltato tante volte, con il paletot (fine lana di cammello) cucito a mano che indossava Il Feltrinelli. Non sapeva il grande  Luciano che stava vendicando ante litteram la vita agra anche dei piccoli editori.
Tipologia ragazza impegnata:
‒ Mi parla dei suoi libri, per favore?
Stavolta la domanda mi coglie impreparata come in un un’interrogazione di matematica a sorpresa. Deglutisco, sorrido e parto.
‒ Ecco, questo romanzo è di una scrittrice messicana, intriso di cultura classica…
La ragazza, riccioli neri e visetto da madonna mi interrompe.
‒ Che studi bisogna aver fatto? Io non ho fatto il classico. Mi sono appena iscritta a un laboratorio teatrale, Jodorowsky, ha presente!?
Ho presente. Depongo il romanzo colto e raffinato e propongo entusiasticamente il testo di un altro autore messicano che scrive di “psicomagie”  in chiave ironica e visionaria.
‒ Mi sembra difficile ‒ sussurra la ragazza spaventata. Decide per il primo. La cultura classica le sembra più rassicurante. Evvai!
Una seconda rosea banconota si adagia leggera sulla sorella. L’odore del sandalo l’avvolge paterno.
Tipologia “a me interessa”
Stavolta tocca all’editore alle mie spalle. La signora ha una voce imperiosa, mi giro incuriosita. “A me interessa” è un esordio che manda in solluchero il micro. Finalmente l’epifanica discesa dell’angelo lettore, il fanatico cercatore di tesori nascosti, il maniaco dell’inconnu.
‒ Mi interessano questi libretti.
Il micro esulta. È il suo prodotto di punta. Piccoli libri filosofici contenuti in piccolo cofanetto che si apre a libro (!) di cartone rosso fuoco. L’apoteosi del piccolo, com’è giusto.
Il micro editore apre il cofanetto, estrae i volumetti e spiega che la signora può prendere quelli che desidera, scambiarli con quelli degli altri cofanetti, allineati e composti come i nanetti pronti ad entrare in miniera.
‒ No, no ‒ fa la signora garrula ‒ a me interessa il cofanetto.
Il micro si controlla e con aplomb degno di lord Brummel risponde:
‒ Signora, i contenitori espositivi non sono in vendita ‒ e risprofonda nella lettura di un testo che tiene fra le mani e che legge tra un bookselfwalker (perdonate il conio, ma l’inglese fa figo) e l’altro, dal titolo: “L’insostenibile pesantezza del Comp”.

“… la prospettiva deve cambiare: mentre la grammatica fornisce un sistema interpretativo altamente astratto, il parser deve rendere conto di certe limitazioni di carattere mnemonico-attenzionale tipiche dell’uomo.”
I micro leggono e studiano Chomsky, chapeau!
Poeti, un altro calice, per favore.