sabato 14 gennaio 2012

Con la complicità di Vincenza ( ... terzo tempo della vendetta)


Avevo promesso di vendicarmi di Neruda (nel penultimo post), ma credo che, avendo osato tradurre  l’Ode al carciofo del poeta cileno che io adoro, l’impegno sia stato onorato. Pertanto compio il terzo tempo, quello che mi appartiene con maggiore credibilità: fornire la mia ricetta per i carciofi. Anzi, mia non è. Sicuramente la partenza è quella dei carciofi alla romana, ma della variante che li rende ancora più gustosi, ammesso che sia possibile, sono debitrice a Vincenza, coprotagonista del mio romanzo familiare (Così è la vita, amore mio), che in quanto a grinta guerriera nulla aveva da invidiare al carciofo. In quanto a tenero cuore non c’è storia. Cuore di mamma vince facile.
Ho in orrore le sbrodolate…mi riprendo immantinente.
Dunque avevamo lasciato i nostri carciofi, nettati e acconciati in acqua. Ripeschiamoli uno ad uno. Con l’aiuto di un coltellino appuntito pareggiamo la base in modo che stiano dritti. Scaviamo con cautela nel cuore per estrarne l’eventuale barbetta. Tritiamo uno spicchio d’aglio, una manciata di prezzemolo, una bella cucchiaiata di capperi dissalati. Mescolare tutto con un cucchiaio scarso di pan grattato per carciofo, sale e pepe q.b.
Riempire il “pozzetto” centrale e farcire, se si riesce, le brattee esterne, aprendole delicatamente. Dopodiché deporre i guerrieri in tal modo agghindati in una pentola bassa (doppio fondo o antiaderente), puntellandoli con i segmenti di gambo in modo da non lasciare spazi vuoti, aggiungendo olio evo, vino bianco (preferibilmente Malvasia bianca del Salento oppure un Orvieto classico) e acqua in parti uguali fino a raggiungere l’orlo dei carciofi (due a persona). A fuoco lento fino a che i rebbi della forchetta attraversino senza fatica la base del carciofo. Aggiustare di sale. A cottura ultimata, aggiungere fettine di mozzarella sulla capocchia di ciascun carciofo e spengere il fuoco, lasciando la pentola coperta per tre o quattro minuti affinché il formaggio si ammorbidisca col calore.
Servire caldi con lo stesso vino usato per la cottura.
La vendetta si è consumata in tre tempi:
la traduzione dell'Ode al carciofo di P. Neruda;
la tecnica per abbordare il carciofo (riabilitando Maria la cuoca dell'ode;
la mia ricetta.
Ecco, è tutto. Con buona pace del poeta.

4 commenti:

  1. Preferisco di gran lunga lo sfondo bianco. Buon appetito e buona pace a Neruda

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  2. Non vedo l'ora di provare la carciophérie! Ah! Le zucchine: una meraviglia!

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